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La fissatura è un trattamento preliminare alle lavorazioni di finissaggio che stabilizza quei tipi di tessuto
che, sottoposti all’azione dell’acqua, si possono distorcere e deformare a seguito delle tensioni
interne al tessuto stesso.
Il tessuto in largo viene avvolto sotto tensione su un rullo forato (vedi figura A, punto 1) posto nella
vasca di bollitura (fig. A, 2) a temperatura idonea, in acqua addizionata con imbibente.
Un cilindro di pressione posto sopra il rullo (fig. A, 3) preme sul tessuto arrotolato.
Una speciale pompa volumetrica reversibile (interno-esterno e viceversa) (fig. A, 4), assicura una
uniforme circolazione del bagno attraverso i fori del rullo rotante su cui è avvolto il tessuto, in cicli
automatizzati e di durata programmabile dai 30 ai 60 minuti.
Terminato il ciclo, il tessuto viene scaricato invertendo il senso di rotazione del rullo e passando
sopra il cilindro di pressione, giunge a due cilindri spremitori (fig. A, 5), poi ad una vaschetta (fig.
A, 6), dove ugelli spruzzatori di acqua fredda generano un violento shock termico sul tessuto.
Terminato il trattamento, la pezza può essere affaldata (fig. A, 7) o arrotolata.
I principali difetti derivanti da questo trattamento sono:
differenze di trattamento tra testa e coda della pezza. Ripassare la pezza nel bagno caldo nel
senso coda-testa;
Marezzatura (effetto “moirè”), in superficie, causata solitamente da
– una pressione locale dei cilindri sul tessuto,
– una tensione in catena troppo elevata che deforma i fili e ne fa variare la rifrazione;
indebolimento del tessuto a causa di un’azione chimica non idonea (fissaggio chimico).
Procedimento che incrementa la produttività del trattamento ed evita differenze fra testa e coda.
Il tessuto in largo (vedi figura B, punto a) attraversa una vaschetta (fig. B, 1) con acqua calda ed
eventuali sostanze imbibenti. È poi spremuto da una coppia di cilindri (fig. B, 2), guidato e adagiato
su un tamburo (fig. B, 3) e coperto da un telo senza fine (fig. B, b), per riposare immobile nella
zona di reazione tra il tamburo riscaldato ed il telo.
Le temperature più elevate, causate dalla pressione del telo e dai particolari materiali di cui esso è
composto, provocano maggiore fissaggio e stabilità dimensionale al tessuto.
Il passaggio attraverso una vaschetta (fig. B, 4) fredda genera lo shock caldo-freddo stabilizzante.
Dopo una spremitura tra due cilindri (fig. B, 5), il tessuto viene raccolto su bancali o avvolto.
Questa macchina assicura buoni risultati senza l’uso di prodotti chimici, garantisce produzioni molto
elevate ed è utile come preparazione alla tintoria per evitare effetti di pieghe.
Un ulteriore macchina per la fissatura chimica in continuo (crabbing) è illustrato nella figura C.
Il tessuto in ingresso viene impregnato in un bagno a base di bisolfito, oltre all’imbibente più appropriato;
passa quindi su un grande tamburo riscaldato (vedi figura C, punto 2) contro il quale viene
premuto da un tappeto in gomma (fig. C, 1) che schiaccia il tessuto ed ostacola la fuoriuscita del
vapore, che in questa lavorazione giunge a temperature superiori ai 100°C.
Al termine il tessuto passa attraverso una vaschetta per il raffreddamento (fig. C, 3).
Attenzione: il tessuto in uscita deve essere sempre avvolto in rotolo per evitare barrature indelebili
da falda.
La velocità della macchina è regolata in base alla pesantezza del tessuto.
Il raffreddamento del cilindro, a fine lavoro, deve essere graduale per evitare che l’escursione termica
repentina deteriori il tappeto in gomma o in materiale siliconico.
Un altro sistema di fissatura chimica in discontinuo prevede le seguenti fasi:
1. impregnazione del tessuto in foulard in soluzione del prodotto “Angra™”;
2. all’uscita del foulard, arrotolatura del tessuto in formato di grosso rullo;
3. asciugatura del tessuto in ramosa;
4. sviluppo del prodotto in decatizzo o in KD, grazie all’azione combinata del calore e del vapore.
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Ciastko | Czas trwania | Opis |
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